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Nella documentazione degli anni Venti e Trenta sullo sviluppo urbanistico di Roma l'aggettivo che ricorre con frequenza è "moderno". Negli studi specialistici, negli articoli per il grande pubblico, nelle riflessioni di architetti e urbanisti dell'epoca, la trasformazione della capitale - così come dell'Italia intera - era correlata agli sviluppi di cui la società e la vita quotidiana avrebbero conosciuto gli effetti più profondi nei decenni a venire. Ma è davvero esistita un'architettura fascista? Stando agli edifici realizzati nello stesso periodo fuori dall'Italia e alle testimonianze degli architetti razionalisti, bisogna rispondere di no. Durante il regime venne concesso spazio tanto alla tradizione quanto al rinnovamento. Nell'ex foro Mussolini trovano posto il richiamo al classico dello Stadio dei Marmi e la sperimentazione formale della Casa delle armi. Le costruzioni dell'E42 non sono così poi dissimili dal monumentalismo semplificato, in auge in Francia, in Unione Sovietica o negli Stati Uniti. Gli architetti che diedero vita alla Roma mussoliniana lavorarono con successo anche per la Roma antifascista. Si tratta di un continuum di idee, progetti e personaggi che ha origine ben prima dell'avvento del fascismo e che proseguirà nei decenni successivi. Dopo oltre settant'anni questo volume monumentale affronta in modo documentato e con il necessario distacco un campo di ricerca che spesso ha visto scontrarsi visioni contrapposte.